LETTERE MERCURIALI di Anacleto Verrecchia

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Lettere Mercuriali, ultima opera, pubblicata postuma, di Anacleto Verrecchia, , si configura come un pungente e lucidissimo romanzo epistolare in cui l’autore veste con ironia i panni di Mercurio, inviato da Giove sulla Terra dopo duemila anni di silenzio. Come un corrispondente da una zona di guerra, il dio messaggero riporta con uno stile accattivante e satirico i disastri compiuti dall’umanità.
Verrecchia, attraverso gli occhi disincantati di Mercurio, osserva dall’alto questo «condominio tra la malvagità e la pazzia», rubando qua e là un’infinità di immagini e situazioni che svelano l’imbarbarimento morale e culturale dell’uomo.

«Un’altra fisima, di cui si parla in continuazione, è quella della democrazia, con la quale gli uomini credono di aver trovato la quadratura del cerchio e la panacea per tutti i mali del mondo. Però continuano a scannarsi a volontà. Se già nelle piccole città greche, che
la inventarono, la democrazia era più un’illusione che una realtà, figuriamoci come possa funzionare in un mondo, come quello attuale, abitato da sette o otto miliardi di individui che passano il tempo ad affilare e armi e a guardarsi in cagnesco. Sta di fatto che questa
benedetta democrazia non ha mai impedito una guerra perché il popolo, come tale, non conta niente né nei regimi democratici né in quelli non democratici. Io non vedo molta differenza tra un regime e l’altro, tra un governo e l’altro: li trovo tutti pessimi e oppressivi. La differenza è solo tra popoli forti e popoli deboli. E non esistono guerre giuste e guerre ingiuste, ma soltanto guerre vinte e guerre perse. Questa è la bruta realtà».

Le Lettere mercuriali, intrise di spirito critico, non si limitano a registrare il caos, ma propongono talvolta rimedi ai sintomi di una società malata, con resoconti al vetriolo e considerazioni tutt’altro che allineate al pensiero comune. Il giudizio non politicamente corretto su personalità venerate e fatti storici tramandati in modo univoco stimola riflessioni di nuova portata, ponendo interrogativi sorprendenti. Roma, Los Angeles, Persepoli, Las Vegas, Teheran, Pechino, sono solo alcune delle numerose tappe del viaggio del dio dai piedi alati nella contemporaneità. Alla fine di questa disillusa
osservazione, di fronte alla stupidità imperante, unico filo conduttore del suo viaggio, Mercurio non potrà che invocare la folgore di Giove per il genere umano, provando una sorprendente compassione per gli animali, in un epilogo inatteso che sigilla quest’opera intrisa di un profondo pessimismo, ma proprio per questo corroborante, come le lezioni dei grandi filosofi.

«(…) gli americani sono in grado con i loro congegni di vedere o meglio di spiare tutto ciò che avviene sulla Terra. Non sfugge loro niente, neppure i movimenti di una lucertola. Mai si è parlato tanto di libertà e mai l’uomo è stato spiato come oggi. Dovunque si vada e qualunque cosa si faccia, c’è sempre un occhio che ti vede o un orecchio che ti ascolta. La sfera personale non esiste più. Tutti sanno tutto di tutti. Nei tempi antichi c’era l’epica, in quelli moderni c’è il pettegolezzo. La letteratura, che vive per l’appunto di pettegolezzo, si chiama giornalismo. L’uomo è diventato un guardone che affoga nella quotidianità come gli animali».

Secondo Gianmario Ricchezza: «Anacleto Verrecchia ci ha abituati, già dai primi Vagabondaggi culturali, a vedere le cose con gusto particolare: è un osservatore privilegiato che ora s’invola seguendo le correnti, come un gabbiano che osserva la terra avendo alle spalle la vastità e profondità dell’oceano, ora scruta a bassa quota le genti come un aviatore che ogni tanto saluta “battendo” le ali. Sono autentici colpi d’ala sul mondo che fanno riflettere: saremo confortati dalla possibilità che ci offre di tramutarsi in
gabbiani anche noi e osservare, immobili, dall’alto, anche nelle tempeste; come fa la procellaria, piccolo ma coraggioso uccello pelagico che Anacleto amava osservare dal suo nido d’aquila a Cervo. Potremo cosí cogliere anche noi, con lui, la vivifica aria fresca
».

Anacleto Verrecchia (Vallerotonda, 1926 – Torino, 2012) è stato un autentico outsider della cultura italiana, un polemista estroso e un pensatore profondamente indipendente. Le sue figure tutelari spaziarono dal caustico Lichtenberg, di cui fu tra i primi traduttori
italiani, al ribelle Giordano Bruno, fino al suo riconosciuto maestro Schopenhauer,
con cui condivise un fiero antiaccademismo e un irriducibile spirito anticlericale. Questa indipendenza del pensiero, unita alla sua onestà che rifuggiva le mode culturali e il servilismo degli ambienti accademici, lo portarono spesso ad essere percepito come intellettuale scomodo o marginale. La sua formazione fu atipica: la deludente esperienza universitaria fu superata da tre anni di rifugio e lavoro come guardiaparco nel Gran Paradiso, esperienza che diede vita al singolare Diario del Gran Paradiso, e dalla pratica
giornalistica, che gli valse il Premio Guidarello per il giornalismo d’autore.
Fu collaboratore di importanti quotidiani, quali La Stampa, Die Presse, Die Welt. Ha vissuto per un decennio a Vienna come addetto culturale presso l’Istituto Italiano di Cultura. Tra i suoi numerosi libri, tradotti anche all’estero, vanno ricordati quelli su Nietzsche, Schopenhauer, Giordano Bruno, Prezzolini e Lichtenberg. El Doctor Sax ha ripubblicato Cieli d’Italia (2019) e il già citato Diario del Gran Paradiso (2020), le due opere più intime e con valore letterario della produzione di Verrecchia, e Meglio un demonio che un cretino, raccolta di aforismi a cura di Dario Stanca.

Lettere mercuriali di Anacleto Verrecchia (186 pagine; 14 euro), con i testi introduttivi di Dario Stanca e Gianmarco Ricchezza sarà in vendita in libreria e sui principali store online a partire dal 5 aprile 2025. Il volume, impreziosito dalla copertina di Pamela Vargas e dalla postfazione dell’editore Gabriele Nero, sarà presente allo stand K21 de El Doctor Sax,
alla XXXVII edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino.

E-mail: eldoctorsax@gmail.com

alessandra
Alessandra Bagini

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