
DESCRIZIONE DELLA CHIESA
Se da piazza Carrara dove ha sede il Municipio di Garessio si prosegue lungo via Cavour (l’antica via Maestra), dopo un breve tratto si può ammirare, alla sinistra, la pizzetta San Giovanni, con l’omonimo Oratorio, sede della Confraternita di San Giovanni (i Battuti Grandi), per distinguerli dai Parvi di un altro sottostante Oratorio oggi abbattuto. La Chiesa, sede del Mortorio, risalta alla sommità di una scalinata, prima larga ed erbosa, poi più stretta in marmo bianco.
La pizzetta sottostante la scalinata è stata recentemente abbellita dalla pavimentazione in ciottoli bianchi e neri realizzata su progetto del designer Giorgetto Giugiaro garessino di nascita. Sono sue anche numerose tele che si trovano esposte nella Confraternita, tutte con soggetto riferito a momenti particolari della Sacra Rappresentazione.
Al termine del Mortorio de 2000, l’illustre garessino propose un’iniziativa volta alla raccolta di fondi per i restauri necessari alla Confraternita, con la seguente precisazione: “Mi sono impegnato personalmente per il recupero del nostro piccolo gioiello: piccolo, rispetto ai grandi capolavori dell’arte italiana, ma importantissimo per la nostra comunità. Anche perché così potremo ricevere più visitatori alla ricerca di tesori nascosti e guidarli alla scoperta della nostra valle“
Descrizione del Mortorio
Il Mortorio è una tradizione religiosa pasquale presente a Garessio da oltre due secoli e mezzo. Localmente si tende a far risalire la prima rappresentazione al 16 aprile 1433 anche se, in realtà, non c’è nessun documento che attesti la veridicità di tale attribuzione.
Un’altra datazione risale al 1541. Se la datazione fosse veramente così antica si potrebbe giustificare l’aggettivo “medioevale” che, già nel secolo scorso è comparso su alcuni
manifesti che illustravano il programma dell’evento. Sembra però che la sacra rappresentazione pasquale, vanto di Garessio, risalga alla metà del ‘700 perché ogni altra data non ha il conforto di alcuna documentazione. Forse, le edizioni alle quali fa
riferimento la tradizione orale erano solo delle processioni penitenziali.
La rappresentazione vera e propria è continuata, con vicende alterne, prima con cadenza annuale, poi con cadenza diversa, secondo le possibilità economiche o i periodi storici, anche con lunghe pause, fino al 2017. Attualmente, dopo una lunga attesa dovuta anche al periodo del Covid, si spera in una prossima suggestiva riedizione dell’evento.
A differenza di altre rappresentazioni pasquali che hanno lo stesso nome, quella garessina fa precedere alla suggestiva processione del Venerdì Santo una recita sulla Deposizione di Gesù dalla Croce a cui partecipano: la Madonna, San Giovanni, la
Maddalena, le Pie Donne, Nicodemo, Giuseppe d’Arimatea e il Centurione. Dal dopoguerra sono stati introdotti alcuni quadri (compreso il monologo di Giuda) che completano il ciclo della Passione e Morte di Gesù.
Nella recita non esisteva la parte di Cristo e non esiste tutt’ora nel testo tradizionale anche se, con l’aggiunta dei quadri compare anche il Cristo che però non parla, viene “doppiato” da una voce fuori campo. Si pensava che nessuno fosse in grado di rappresentare degnamente il Figlio di Dio nel momento tragico della Passione. Il Cristo è rappresentato da una statua che viene deposta dalla Croce durante la recita, collocata nella bara e,
successivamente portata in processione.
Per quanto riguarda il testo della recita ci sono diversi manoscritti: quello del 1750, quello del1834 e del 1868 oltre a due edizioni a stampa, una del 1930 l’altra del 1984 curata dal
prof. Massimo Negro. Anche le due ultime edizioni, comunque, non si discostano molto dal testo utilizzato nel 1750.
Per l’edizione del Mortorio del 1897 o forse per quella del 1902 si inseriscono nella recita le donne nelle parti femminili mentre prima tutti gli attori erano uomini o ragazzi. Tale innovazione non mancò di suscitare qualche ostilità fra i confratelli più conservatori.
Il nuovo secolo portava anche la diffusione della fotografia e, con questa, l’uso delle cartoline che ebbero il compito di conservare la memoria delle successive rievocazioni.
Nel 1760 alla processione serale del Venerdì Santo si aggiunse quella del Cristo Risorto all’alba della domenica di Pasqua, processione di gioia quanto l’altra era di dolore e di pietà. Ad organizzarla, sempre al Borgo Maggiore, furono i Confratelli della
Compagnia dei Disciplinanti, noti come “Battuti Parvi”.
La processione si fuse poi con i due precedenti momenti del Mortorio e ne divenne la terza parte. Per l’occasione i Disciplinanti fecero scolpire a Genova la statua del Cristo Risorto.
Il coinvolgimento e l’emozione provocati dal Mortorio garessino sono rimasti intatti col passare del tempo. Dal palco la suggestione della Sacra Rappresentazione e l’ingenua poesia dei testi recitati e cantati non mancano di emozionare il pubblico presente e la processione del Venerdì Santo, un tempo detta “dell’Interro” alla quale prendono parte tutti i personaggi della recita, i pifferi, i tamburini, i soldati a cavallo che si snoda per le
antiche vie di Garessio, complice l’atmosfera notturna e la luce delle fiaccole, riporta alla mente l’antica Gerusalemme e fa rivivere l’emozione del vero dramma della Passione.







Si ringrazia la giornalista garessina Ede Crivella per le foto
