
La recitazione è un’arte. L’arte del riuscire ad immedesimarsi in un altro personaggio e così, riuscire a trasmettere forti emozioni. Recitare non vuol dire solo imparare a memoria un testo, significa saperlo rappresentare, renderlo vivo.
Con ModerNews, ci confida il suo percorso artistico l’attore Jacopo Anselmetti, attore dell’associazione culturale per lo spettacolo Vena Artistica.
Quando ha scoperto che la recitazione avrebbe fatto parte della sua vita?
Ho la netta sensazione che il mio subconscio lo sapesse fin da subito.
In tenera età tendevo a cercare l’attenzione di tutti e ogni volta che vedevo una telecamera amavo mettermi davanti per essere filmato. Crescendo tendevo ad essere molto più giocherellone rispetto ai miei compagni con la sensazione di avere sempre una telecamera puntata addosso. Alle medie e superiori amavo istintivamente creare dei personaggi con ogni persona solo per il gusto di vedere le loro reazioni. Ricordo che da piccolo con papà mi divertivo a fare le voci dei personaggi dei cartoni animati a cui ero più affezionato.
Solo che crescendo invece di smettere ho continuato a farlo ma sostituendo i cartoni coi professori e alcuni compagni.
Ho preso però seriamente in considerazione di voler fare l’attore molto tardi. In una estate a pochi mesi dai miei 18 anni dopo aver rischiato la vita in un incidente mortale. Quello shock mi ha portato a volermi buttare con tutto me stesso nel mondo della recitazione e seguire il sogno dell’attore professionista.
Come ha conosciuto l’associazione Vena Artistica e che esperienze le ha fatto fare?
Possiamo dire che è stato un incontro casuale anche se nel caso ci credo ben poco.
Sono stato contattato dalla Cassista Vittoria Adamo su Facebook. Incuriositi a vicenda dai nostri profili e attività artistiche, mi è stato fatto l’invito di andare a conoscere la realtà Vena Artistica.
Da quel momento, per me, è iniziata una vera e propria immersione nel loro mondo. Ho incontrato vari artisti e mi sono confrontato anche con professionisti lontani dal mondo attoriale.
L’esperienza che mi ha portato ad emergere nei circuiti cinematografici è stata sicuramente l’incontro con il regista e documentarista Enrico Venditti.
Grazie a lui e al suo cinema, ho potuto fare esperienza e crescere. La cifra stilistica che meglio lo definisce mi piace riassumerla come cinema a “Cielo aperto”. Ovvero un movimento creativo altrimenti conosciuto come la realtà delle 50/100 ore. Attraverso questo festival ho avuto l’occasione di formarmi ulteriormente e crescere tanto e in brevissimo tempo. Qui ho stretto conoscenze e relazioni sociali tuttora in corso

Mi può raccontare del debutto nel mondo cinematografico?
Il mio debutto sembra veramente un film. Avevo 18 anni e avevo appena scoperto la Film Commission Torino da poco. Ogni volta che vedevo un casting sulla pagina internet mi precipitavo a presentarmi e a bussare alle varie porte delle sale casting ma, purtroppo, senza successo. Fino a quando, dopo un provino dove non ero stato assolutamente considerato, vengo ricontattato dopo mesi per sostituire l’attore che era stato scelto perché era stato male per influenza. La cosa divertente è che in quei giorni anche io avevo la febbre ma ho accettato senza esitare e senza dire nulla. Ovviamente disobbedendo ai miei genitori che erano totalmente contrariati.
Ma posso dirvi che è valsa la pena, perché da lì prese vita il mio esordio su un set. Il film si chiama L’equilibrista sulla stella di Davide Campagna e lo si può trovare sulla piattaforma di Amazon Prime
Ho notato che vive la sua celebrità in modo piuttosto discreto.
Celebrità addirittura? In fondo si tratta di un piccolo assaggio di notorietà, ma ha portato a dare grande valore alla modestia e soprattutto a preservare e custodire la mia intimità. Sono convinto che sia importante cautelarsi e tutelarsi per avere una carriera soddisfacente e continuativa. Senza il rischio di montarsi la testa per poi bruciarsi rapidamente e sparire. Io amo profondamente il mio percorso e il mio sogno che si sta piano piano manifestando ed è proprio per questo che lo voglio condividere con poche persone fidate. Siamo in una realtà dove di discreto c’è ben poco. Preferisco un profilo basso. Di narcisisti ne abbiamo fin troppi. C’è cosi tanta invidia intorno che preferisco evitare di esserne contagiato.

Fra i vari registi importanti con cui ha collaborato con chi ha avuto maggiore affinità?
Sono tanti gli incontri avuti da Carlo Ausino a tuttora con Vincenzo Dino. Regista con cui continuo a formarmi e ad allenarmi per alzare sempre di più il livello professionale. Posso dire che con ogni regista ho trovato una forte affinità perché hanno avuto tutti a cuore un messaggio forte o comunque una ricerca profonda ed umana da voler raccontare attraverso il loro sentire interiore utilizzando al meglio la grammatica della regia. Sicuramente registi da citare con cui ho provato una forte connessione e affinità direttamente sui set sono stati Enza Lasalandra, regista incredibilmente creativa e molto disponibile a tratti quasi materna con cui ho potuto sperimentare già due set di cui l’ultimo è un progetto prossimo ad andare ai vari festival “Il principe Filippo e la principessa Aurora” dove ho potuto recitare con una attrice splendida come “Camilla Ricciardi” e poi un altro regista sicuramente Alessandro Guastella ragazzo molto interessante con cui spero di poter collaborare nuovamente in futuro.

Nella sua brillante carriera, noto che lei ha interpretato spesse volte il ruolo del “Cattivo”. È più difficile a suo parere, recitare parti del genere?
Io sono convinto che ogni ruolo sia complesso allo stesso modo. Non penso esistano ruoli più facili o difficili. Sicuramente la dedizione e la ricerca profuse fanno la differenza per interpretare al meglio il personaggio affidato.
Indubbiamente l’ostacolo più grosso nel ruolo del cattivo o dello psicopatico è quello di riuscire a distaccarsene per non rischiare di rimanerne vittime nella propria quotidianità. Se non c’è un giusto approccio metodico e psicologico e un forte lavoro su se stessi c’è il rischio di rimanerne ingabbiati.
Forse la distinzione tra professionalità e Amatorialità attoriale consiste proprio nel saper entrare in quelle corde per poi saperle lasciare senza trascinarsele con sé. Sapendo sempre lucidamente distinguere la tua persona dal personaggio. Senza mischiarle o sennò si perde completamente il controllo della propria persona.
Pensa che fare Arte possa aiutare a conoscere sé stessi?
L’arte secondo me è proprio la spinta per conoscere sé stessi ed esplorare parti di noi e degli altri e del mondo in generale che altrimenti non scopriremmo mai. Più si ha il coraggio di andare in profondità e più entriamo in contatto col divino.

Nella sua vita cosa avrebbe fatto se non fosse diventato attore?
È una bella domanda, quasi mi spaventa. Sono talmente abituato ad esserlo e a farlo tutti i giorni che quasi mi disorienta. Da ragazzo amavo tantissimo lo sport. Prima di quell’incidente a fine dei miei 17 anni facevo il rugbista. Avevo iniziato a 8 anni e mezzo perché vedevo sempre mio papà alle cene dell’Ivrea rugby con i suoi vecchi amici. Ho insistito finché ha deciso di portarmi ad allenare e fare le partite. Sognavo, un giorno, di diventare un campione come Alessandro Troncon e di poter indossare la maglia degli azzurri al torneo “sei nazioni”e magari partecipare a un mondiale. Sogni ovviamente in comune con tanti bambini. La carriera stava andando anche bene: ero arrivato in una società che aveva anche gli scrutatori della nazionale ed ero riuscito ad essere titolare nella squadra e fare un po’ di mete come ala. Purtroppo poi quell’incidente a fine dei miei 17 anni ha distrutto tutti i miei piano. Lì ho dovuto reinventare piani progetti e sogni.
Altra sua passione è l’animazione, è stato amore a prima vista?
Assolutamente sì. Diventa per me un modo meraviglioso per fare un lavoro che amo e rimanere sempre in costante connessione con la vita. Mi permette di rimanere in connessione col mio bambino interiore. Poter giocare con i bambini è splendido. Il mio personaggio del procione nasce proprio dall’animazione. Lavorare in Circowow mi ha permesso di esplorare il mondo dell’intrattenimento. Ho avuto l’occasione di incontrare un altro grande attore Giulio Prosperi; io mi diverto a chiamarlo “Zio Giulio”. Gli devo molto perché ho imparato molto da lui essendo fortissimo nello speakeraggio oltre che una splendida persona.
E anche a Flavio Marini un animatore che mi ha formato e che ha creduto in me e nelle mie potenzialità.
Amo profondamente l’animazione perché mi permette di essere libero e di poter giocare e tirare fuori il “Procioncino interiore” anche degli adulti. In un contesto come quello attoriale, ma non solo, dove la manipolazione e la competizione la fanno da padrone mi posso permettere di ricordare a me stesso e chi vive quei momenti con me che alla fine la vita è soltanto un gioco. Che il piacere non sta nel raggiungere il traguardo a tutti i costi ma nel giocare e provare la gratitudine la meraviglia di esserci.
A quale progetto sta attualmente lavorando per il 2025?
Potrebbe esserci una mia prima regia. Ma ovviamente da buon procione discreto è ancora tutto “Top secret”.

Un aforisma per chiudere quest’intervista per ModerNews?
“Non puoi svegliare chi finge di dormire…ma sveglio oppure no sii procione e non un tasso!”

Intervista rivolta all’arte ,alla vita ,alle aspettative, ai sogni. Modernews ancora una volta ,con la sua intervistatrice, nonche’ scrittrice Adamo, ha dato risvolto ed opportunita’ ,con ausilio di Ass. Cult. Vena Artistica a Jacopo , attore emergente pieno di entusiasmo alla vita , non solo all’arte ed aspettative su cio’ che crede ed auspica per il futuro. Bella lettura ,grazie
Intervista rivolta all’arte ,alla vita ,alle aspettative, ai sogni. Modernews ancora una volta ,con la sua intervistatrice, nonche’ scrittrice Adamo, ha dato risvolto ed opportunita’ ,con ausilio di Ass. Cult. Vena Artistica a Jacopo , attore emergente pieno di entusiasmo alla vita , non solo all’arte ed aspettative su cio’ che crede ed auspica per il futuro.
Grande persona Jacopo. Crede in quello che fa e ci si butta anima e corpo. Continua così ragazzo. Meriti il meglio
Ho conosciuto Jacopo solo tre anni fa e la cosa che più ha colpito subito è stata la sua genuinità. Una persona capace di mantenere sempre vivo quello spirito di scoperta che appartiene al bambino, e che solo la fanciullezza preserva.
Questo suo modo di essere, questa voglia di vivere a pieno ogni esperienza, sono sicuro sarà per Jacopo l’elemento distintivo nel suo percorso di crescita personale e professionale.
A lui auguro tutto il bene possibile.
Per aspetta ad Astra!