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Torna il Capitano Giulio Mariani, con il terzo giallo di Giovanni Taranto pubblicato da Avagliano Editore: “Mala fede”, in tutte le librerie dal 29 settembre.

Cinque giorni prima, la sera del 24,  ci sarà l’anteprima nazionale in Piemonte, nel castello medievale visconteo di Vogogna, nell’ambito della rassegna “Romanzi tra le mura del castello” organizzata dall’Associazione “Il sogno di Giulietta”.
Stavolta l’investigatore dell’Arma nato dalla penna del giornalista di Torre Annunziata specializzato in cronaca nera e investigativa, sarà alle prese con una fitta serie di misteri che sembrano sfiorare l’occulto.

Eventi apparentemente inspiegabili e segnali inquietanti si intrecciano gettando sull’intera vicenda l’ombra del soprannaturale, culminando in un doppio (o quadruplo?) anomalo rapimento, in un clamoroso furto d’arte e in una serie di omicidi.

Un giallo che esplora gli abissi del satanismo a Napoli e nel Vesuviano, e il rapporto distorto tra mafie e religione.

Il tutto, come sempre, tra le falde del Vesuvio e le acque di uno dei golfi più belli d’Italia.
Una trama molto diversa da quelle dei due romanzi precedenti: “La fiamma spezzata” (un cold case – Avagliano 2021) e “Requiem sull’ottava nota” (una cruenta faida tra clan – Avagliano 2022), che ha vinto il premio nazionale Mistery al festival del giallo di Napoli.

Diversa e forse ancora più avvincente e originale. Tanto da suscitare l’entusiasmo di uno dei massimi esponenti del noir italiano e internazionale: “Per fare un bel libro ci vuole una buona storia – ha commentato Carlo Lucarellie quella di Mala fede lo è, profonda, misteriosa e intrigante, di respiro internazionale. Ci vuole lo stile giusto, e questo, così teso, veloce, ricco e sorprendente, lo è di sicuro. Ma anzitutto ci vuole un grande personaggio che ce la racconti. Ecco, il capitano Mariani non è il solito detective da romanzo giallo, è un vero e proprio “uomo che cerca”: inquieto, appassionato e tenace.
Ironico e acuto. Soprattutto umano. Il punto di vista giusto per far luce nella complessa metà oscura di una realtà contraddittoria, grottesca e feroce come la Napoli, il Vesuviano, l’Italia e il mondo, tanto degli anni Novanta, in cui è ambientato il romanzo, quanto di oggi. E il bello è che non è da solo. Qui ce ne sono tanti come lui, un bellissimo gruppo di personaggi, non solo tra gli investigatori, a cui affezionarsi. Da attendere e seguire ancora, con impazienza, nella prossima storia
”.

Come nasce questo ennesimo romanzo dedicato a Mariani?
Il fatto è che il nostro Capitano non si ferma mai. Non potrebbe, del resto: romano, comanda una Compagnia ai piedi del vulcano. E il territorio su cui opera è talmente ricco di avvenimenti e misteri, che per lui sarebbe impossibile prendersi una pausa. In “Mala fede” deve vedersela con qualcosa che non aveva mai affrontato prima: la presenza di qualcosa di maligno e spaventoso, che a tratti sembra andare oltre l’umano. Un gruppo di misteriosi individui colpisce al cuore uno dei centri più sacri della fede vesuviana per
sottrarre un oggetto-simbolo caro a milioni di fedeli, oltraggiarlo e distruggerlo in nome di una perversa devozione al male. E questo è solo l’inizio: poi entreranno in scena servizi segreti stranieri, organizzazioni internazionali, e l’onnipresente camorra. Non sarà semplice per il nostro ufficiale dei Carabinieri venire a capo di tutto

Quali sono i personaggi centrali della trama?
Ovviamente ritroveremo la Pm napoletana Clara Di Fiore, il Maresciallo Di Filippo e il Brigadiere Soriano del Nucleo Operativo, nonché l’amico giornalista di Mariani, Gianluigi Alfano. Ma ce ne saranno tanti altri di nuovi: italiani e non. Sia tra i protagonisti che tra gli antagonisti del nostro eroe. E quasi ognuno di essi nasconderà un segreto inconfessabile. Di alcuni verrà poi rivelata la vera identità. Per qualcuno, invece, dovrà essere il lettore a cercare di capire di chi si tratti, in base a tantissimi indizi reali, anche se il suo nome
non verrà mai pronunciato.

Fra i tre libri che ha scritto quale l’ha impegnato di più nella composizione?
Sono stati tutti impegnativi ma in maniera diversa. “La fiamma spezzata” è stato il mio giallo d’esordio, e l’ho affrontato con una certa incoscienza: è venuto fuori di getto, in pochissimo tempo. E per fortuna è piaciuto molto, anche se non avevo mai scritto un romanzo. Non avevo metodo. E in realtà non credo di averne uno strutturato in senso tecnico neppure adesso: mi siedo, avendo in mente l’idea generale della storia, e tutto il resto viene da sé. Così è stato anche per “Requiem sull’ottava nota” che ho scritto sull’onda dell’entusiasmo del primo, senza neppure aspettare che “La fiamma” fosse arrivato nelle librerie. È stato più impegnativo perché ha una trama con molteplici intrecci. “Mala fede”, poi, mi ha impegnato molto in un senso del tutto particolare, perché mi ha richiesto un’opera di documentazione molto accurata su eventi e personaggi storici reali che hanno un certo ruolo nella trama, seppur collaterale.

Può farci qualche esempio?
Farò quello principale: il romanzo propone anche un’attenta narrazione di eventi reali che hanno segnato il profondo percorso di fede e nuova conversione di Bartolo Longo, una delle figure più carismatiche del cattolicesimo vesuviano, il cui passato oscuro è ignoto ai più, e di cui quest’anno ricorre il giubileo. Un caso che “Mala fede” esca proprio oggi. Quando ho iniziato a scriverlo non ero ancora a conoscenza di questa ricorrenza. Inoltre, per dirne un’altra, ci sono nel libro anche accurati passaggi che riguardano la storia dell’arte, la conservazione, il restauro e la tutela di alcuni importanti beni artistici. Ma non posso rivelare di più…

Secondo lei cos’è che sta decretando tanto successo per il Capitano Mariani, che ormai è un personaggio amato in tutta Italia? Cosa colpisce di più il lettore?
Credo che i lettori colgano l’umanità di Mariani e di tutti quelli che lo circondano. Sono persone, non personaggi. Vivono un mondo reale, e lo fanno vivere al lettore, catapultandolo negli anni ‘90 del Vesuviano. E non solo fra crimini e misteri. Nei miei romanzi ci sono tutta la tradizione e il modo di essere delle nostre zone, i modi di dire, la filosofia di vita, gli episodi unici e divertenti oltre quelli tragici. Credo che il segreto del successo di Mariani sia quello di non lasciare il lettore fuori dalla pagina, ma di trascinarlo con sé nel bel mezzo dell’azione e della vita di ogni giorno. Una volta finito il libro, si smette di essere lettori e ci si sente amici di Giulio Mariani come se lo si conoscesse da sempre.

Desiree Fadda
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