Nell’ottobre 2022 il Prof. Ermanno Di Sandro, architetto nonché talentuoso critico d’arte e d’architettura, suggerisce alla grande artista-star internazionale Zoja Sperstad di dedicare alla più piccola e tenera vittima del naufragio dell’Andrea Doria (1956), Norma Di Sandro, la sorella mai conosciuta, un’originale installazione che potesse mostrare al mondo intero il sacrificio della famiglia Di Sandro, reputando l’Artista russa naturalizzata norvegese come l’unica che avrebbe potuto tentare, per qualità e doti linguistico/semantiche, tecnico-artistiche, culturali e storiche, non ultimo morali e di grande sensibilità con caratteristiche altamente emozionali, un’opera unica al mondo, mai neppure lontanamente immaginata né tentata da nessuno.
L’opera avrebbe dovuto essere costituita da un certo numero di quadri tutti delle stesse
dimensioni, 40×40, e questo numero fu individuato inizialmente in 7 esemplari, divenuti 9 a cavallo dei mesi di novembre-dicembre dello stesso anno. Tale numero è stato lasciato alla discrezionalità dell’Artista, la quale si è lanciata a capofitto e con umiltà e consapevolezza nell’impresa, lavorandovi di giorno ma soprattutto di notte, praticamente ogni giorno, con una determinazione esemplare, impressionante, sovrumana.
L’Artista è subito entrata in sintonia con l’angelo-Norma, ed ha sin da subito avvertito una
potente energia cosmica che le ha dato un rinnovato spirito rievocativo ed una vitalità ed energia impressionanti. Dopodiché Zoja “ha chiuso il cerchio” con ben 10 dipinti, di cui l’ultimo, un 50×50, a coronamento della composizione da lei pensata con tanto amore ed entusiasmo. I dipinti – tutti meravigliosi e carichi di una potente quanto serena espressività – hanno così rievocato la storia della breve vita terrena e della struggente fiaba di una povera bambina morta prematuramente ed in maniera così dolorosa ed ingiusta, prolungandone la vita nell’eternità dell’arte, visto che sia Zoja che il fratello Ermanno erano già certi dell’eternità spirituale dell’anima pura della piccola Norma.
Ermanno Di Sandro ha subito fornito all’Artista materiali, fotografie, notizie, suggerito i suoi stessi libri pubblicati a partire da 2007 rievocativi della vicenda e della dolorosa storia familiare, ed antichi spartiti musicali di Ruth Renwick Smart, una musicologa e compositrice statunitense che scrisse la “Ballata per Norma” ed altro ancora non tanto in occasione dei suoi funerali quanto per successive attività per perpetuare il suo ricordo e per celebrazioni di messe, esequie celebrate il 31 luglio 1956, 4 giorni dopo il decesso della sventurata bambina.
La collaborazione tra il Critico e la sua Artista di riferimento è stata totale, giornaliera, per cui col passare dei giorni la partecipazione di entrambi è stata sempre più incessante quanto entusiasmante, potendo gli stessi collegarsi nel tardo pomeriggio grazie alle moderne tecnologie a disposizione per un confronto serrato e ricco di idee e di fertili spunti. L’installazione è così divenuta una missione per entrambi, con l’idea e paternità dell’opera di Ermanno e la maternità della stessa di Zoja, un binomio di grande successo con entrambi gli attori che hanno dialogato a distanza secondo un linguaggio comune, nonostante una lontananza fisica di circa 2.300 chilometri tra le abitazioni dei due protagonisti dell’impresa, Teano in Italia, a nord di Napoli e Caserta, domicilio del critico d’arte, e Eggedal in Norvegia, a nord-ovest di Oslo, domicilio dell’artista.
Unico problema: l’orario di collegamento. Ermanno Di Sandro, l’ispiratore, di mattina stava a scuola tenendo lezioni ai suoi numerosi allievi, circa 150, ma nel tardo pomeriggio era
generalmente disponibile al contatto telematico, mentre Zoja Sperstad, la brillante esecutrice della grandiosa impresa, lavorava di notte mentre di giorno necessariamente dormiva, quasi sempre fino ad un orario prossimo a mezzogiorno, mentre il pomeriggio era impegnata in lunghe passeggiate rigeneratrici nei boschi circostanti la sua abitazione totalmente immersa nella natura, nella Valle dell’Arte… Entrambi i protagonisti in verità non amano troppo la mondanità e le uscite frequenti se non in periodi particolari della loro conduzione di vita, ma amano la contemplazione ed i momenti di profonda riflessione e meditazione!
Entrambi gli attori hanno avvertito come Norma, la “principessa” precocemente scomparsa e mai dimenticata, abbia guidato le loro menti ed azioni, tendenti alla realizzazione di un capolavoro finale che lascia sgomenti e sbigottiti per l’intensità iconografica ed emozionale che sa trasmettere.
L’idea di Ermanno Di Sandro è stata quella di comporre e scomporre, poi di nuovo ricomporre l’installazione, a piacimento di un eventuale unico acquirente, ma anche quella di lasciare a 9+1 acquirenti diversi la possibilità di acquistare singolarmente una o più delle 9+1 tele, in modo da distribuirle in diverse località del mondo, regalando inoltre la gioia ai collezionisti acquirenti di poter venire a conoscenza per lo meno delle località di conservazione-esposizione delle altre opere della serie!
L’installazione è nella sua globalità un’opera unica al mondo, ma lo sono anche i 9+1 riquadri presi singolarmente, come fossero un’eredità genetica della famiglia Di Sandro e di Zoja Sperstad, unica coraggiosa ed indomita artista a tentare e riuscire in maniera così straordinaria in qualcosa del genere.
Un’ulteriore motivazione del critico d’arte e della grande pittrice è stata la celebrazione
“mondiale” della giovane vittima esponendo per la prima volta le 10 opere a Sanremo, località non lontana da Genova (dove fu varata nel 1953 l’elegantissima e moderna turbonave Andrea Doria che è stata l’orgoglio della rinata marina commerciale italica, ricca al suo interno di grandi opere d’arte di valorosi e celebri grandi artisti), durante le serate canore del Festival di Sanremo 2023, visto che nella “pancia” di quella nave, all’interno dei suoi tanti ponti, le orchestre ed i cantanti eseguivano ripetutamente le canzoni presentate anche e soprattutto nelle prime edizioni di questa importante manifestazione canora che contraddistingueva l’ottimismo nascente di una nazione in rapida – benché complessa e difficile – ripresa economica. Ma ora passiamo a rievocare rapidamente la tragedia, soprattutto per chi non ne fosse a conoscenza.
La notte del 25 luglio del 1956, mentre era diretta a New York, l’Andrea Doria si scontrò, a largo della costa del Massachusetts, U.S.A., e dell’Isola di Nantucket, con il mercantile svedese Stockholm della Swedish America Line, in quello che fu uno dei più famosi e controversi disastri marittimi della storia.
Nell’impatto morirono all’istante sei passeggeri della Stockholm e quarantasei dei 1.706
passeggeri dell’Andrea Doria, per la maggior parte alloggiati nelle cabine investite sul lato di dritta dalla prua rinforzata della nave svedese. Il transatlantico italiano, con una murata completamente squarciata, si coricò completamente su un fianco, quello destro, e affondò la mattina di giovedì 26 luglio 1956, alle ore 10:09, dopo circa 11 ore di agonia dalla collisione, davanti alle coste statunitensi. Fu anche la tragica fine del sogno americano dei genitori di Ermanno Di Sandro…
Il naufragio della turbonave Andrea Doria, orgoglio della nautica ed industria navale italiana e simbolo della rinascita industriale della nazione dopo il conflitto mondiale, è considerato il peggior disastro marittimo del dopoguerra, secondo solo all’affondamento del Titanic avvenuto nel 1912, e del Lusitania, silurata ed affondata da un sommergibile tedesco il 7 maggio 1915. I tre naufragi sono avvenuti tutti nell’Oceano Atlantico, anche se con modalità estremamente diverse: iceberg, siluro e scontro tra navi…
Anche le operazioni di soccorso dei naufraghi dell’Andrea Doria passarono alla storia: fu infatti una delle operazioni di soccorso marittimo più imponenti della storia. A prestare soccorso furono tra le altre le navi Cape Ann, Thomas, la stessa Stockholm e L’Île de France. Quest’ultima soccorse eroicamente il maggior numero di naufraghi.
Purtroppo l’unica vittima del naufragio durante tali operazioni, oltre alle persone rimaste uccise a seguito dell’impatto, fu Norma Di Sandro, la sorella di Ermanno (all’epoca non ancora nato), di appena 4 anni, morta per le conseguenze di un grave trauma cranico subito durante le convulse e drammatiche operazioni di soccorso, dopo che suo padre, per metterla in salvo, l’aveva lanciata su una scialuppa di salvataggio sottostante da un’altezza di circa cinque metri.
Ferita gravemente nell’urto violento della testa contro la falchetta della lancia, la bambina morì in ospedale a Boston il giorno dopo, precisamente il 27 luglio, dopo un disperato intervento chirurgico non riuscito.
Occorre dire per completezza che il naufragio dell’Andrea Doria è passato alla storia anche per l’eroismo del suo comandante, il mitico Piero Calamai, e di buona parte, benché non tutta, del suo equipaggio.
Zoja Sperstad è così entrata nella storia degli eventi, in maniera del tutto casuale ma naturale, come fosse già predestinata. Quando Norma Di Sandro morì Zoja aveva appena 2 anni di età, e anche qui sembra ci sia un naturale quanto inspiegabile collegamento: Zoja aveva 2 anni e 10 giorni di vita quando Norma entrò in coma, essendo nata il 16 luglio. Probabilmente Norma ha scelto Zoja per celebrare la sua breve vita terrena: la prima era nata a Milano, città che la Sperstad ama tantissimo, la seconda nella lontana Russia, a Murmansk…
Zoja Sperstad è dunque oggigiorno considerata da molti alla pari di Ruth Renwick Smart,
americana, la quale compose la Ballata per Norma subito dopo il decesso della sfortunata
bambina, nel 1956…
Di Ruth Renwick Smart non si hanno purtroppo molte informazioni, per cui il personaggio è tuttora avvolto da un alone di mistero. Sembra sia nata nel 1903 e che fosse figlia di Thomas J. Renwick e Robertina E. (Bingham) Renwick, ma non si sa ancora in quale località degli Stati Uniti nonostante le ricerche effettuate dalla Famiglia Di Sandro.
Si sa che fu telecompositrice negli Anni Cinquanta del secolo scorso presso la redazione del quotidiano St. Petersburg Independent, Florida (U.S.A.). Compose la Grande Marcia in occasione dei festeggiamenti ufficiali in onore della Regina Elisabetta II e del Duca di Edimburgo durante la loro visita in Giamaica, la prima del loro programma. Quella particolare canzone dal titolo “Salute alla Regina” fu anche eseguita nel “Villaggio dell’Incoronazione” a Long Crendon, Inghilterra, da Sir Lawrence Olivier, the Emcee.
Donna sensibile e colta esattamente come lo è Zoja Sperstad, turbata ed angosciata dalla morte di Norma Di Sandro, la più giovane vittima del naufragio dell’Andrea Doria, avvenuto il 26 luglio 1956 al largo della costa degli Stati Uniti d’America, compose in pochi giorni ed inviò una ballata a lei dedicata presso la redazione di un giornale di Providence, nel Rhode Island, sperando che fosse recapitata ai suoi sventurati e sfortunati genitori, Filomena Pellegrino e Tullio Di Sandro, per essere eseguita dopo i suoi funerali in altre occasioni. La ballata è generalmente un componimento poetico di carattere popolare, ma ben pochi
hanno avuto il privilegio di ascoltare – e non solo dal vivo – quella composta da Ruth. Dopo essere stata eseguita dalla celebre musicologa Rita Nuti nel 2007 e da pochi altri in Italia, nel 2018 è stata eseguita per la prima volta ad Oslo alla Holmenkollen Kapell da uno dei più grandi organisti e registi-produttori norvegesi, Petter Amundsen. Anche qui ci sono strane coincidenze norvegesi… Si riporta solo per completezza parte del testo della lettera di accompagnamento alla ballata, perché molto bella ed espressiva.
3421-15th Avenue S – St. Petersburg Florida
August 15 1956
Chiunque Lei sia come Corrispondente,
In quanto telecompositrice al St. Petersburg Independent, divenne mio dovere apporre sulla busta il Suo articolo “RITES HELD FOR TINY SHIP VICTIM”. Mi creda, non ero in grado di frenare le lacrime, e quando vi riuscii, il mio unico desiderio fu di esprimere le mie emozioni con la musica, e così ho incluso la canzone.
Il suo accenno alla scorta composta dalle bambine del Day Nursery mi lasciò pensare se i
genitori di Norma potessero entrambi avere la necessità di pianificare il lavoro. Poi i pensieri mi indussero a pensare che essi avessero raggiunto la nostra meravigliosa terra solamente attraverso la tragedia ed indebitati, e che senza dubbio per loro sarebbe stato difficile sorridere e vedere brillare il sole o aggrapparsi alle corde della fede, o che immaginassero di avere avuto un’opportunità nonostante la loro pena.
Mi domando inoltre – Norma ha un bel monumento funebre?
Questa canzone è il tipo di ballata che potrebbe essere cantata in maniera più toccante da
persone come Tennessee Ernie, Red Foley, Burl Ives, o da un cantante folk. Non so quale esito potrei avere nel raggiungere ciascuno dei cantanti più noti, ma potrei provarci se mi facesse sapere che i genitori di Norma hanno bisogno di un sollievo. Se no, se pensa che la canzone potrebbe piacere ai genitori, potrei convincerLa a mandare delle copie a loro. Inoltre desidero che ciascuna delle 17 alunne possa averne una copia, e ne accludo abbastanza affinché – se probabilmente ci fossero tre preti a celebrare – ognuno ne possa avere una. E mi piacerebbe ricordare i 7 cugini.
Inoltre mando una mezza dozzina di copie per l’uso che ne vorrà fare. E se le Suore dovessero desiderare delle copie, ne includo sei anche per loro.
Allego un dollaro per l’affrancatura se vorrà spedire le copie appena menzionate, o che, se pensa che Le ho chiesto troppo, Lei potrà usare per rispedirmi la musica.
(…) Spero che lo scritto con cui Lei mi ha ispirato possa essere ricambiato dalla mia ispirazione, e se ciò non succederà, i Suoi lavori meriteranno comunque un grosso riconoscimento.
(…) Comunque andranno le cose, La ringrazio e che Dio possa sempre benedirLa!
Sinceramente ed umilmente,
Ruth (Renwick Smart).
I genitori di Norma risposero qualche tempo dopo con un’accorata lettera:
Cara Signora Smart,
Alcuni giorni fa abbiamo letto l’articolo sul “Providence Journal” e sull’”Evening Bulletin”, e
siamo rimasti molto colpiti dalle stupende parole su nostra figlia, Norma.
Leggendo quella lettera, non possiamo permetterci di non ringraziarLa molto per il pensiero che ha avuto nei nostri confronti.
Sì, è vero che Dio ha fatto un’ingiustizia così atroce verso di noi e ci ha lasciato come due
derelitti, senza l’amore della nostra bambina e senza null’altro. E’ difficile accettare che, dopo dieci anni di duro lavoro, noi abbiamo perso tutto per venire in questa terra promessa; ma Dio ha pensato diversamente ed ogni cosa è andata contro i nostri desideri.
Il Suo interesse verso di noi, ripetiamo ancora, ci ha messo in imbarazzo e ci ha riempito di emozione; ma la Sua bella musica, che abbiamo in parte ascoltato, e le stupende parole, che qualcuno ci ha tradotto, ci hanno fatto piangere con lacrime di gratitudine verso una persona a noi sconosciuta, ma adesso tanto cara nel nostro cuore.
Noi abbiamo già dato al St. Ann’s Nursery (all’Asilo di S. Anna, n.d.a.) le copie della Sua
composizione come Lei desiderava, ma non sappiamo quando potranno cantarla per noi.
Per quanto riguarda i cantanti famosi che Lei ha nominato nella Sua lettera e che potrebbero interpretare la Sua armonia, Le saremmo molto grati se uno di loro potesse cantare quella bella canzone anche alla radio, in televisione o su dischi.
Adesso, per quanto riguarda la nostra condizione finanziaria, qualsiasi cosa che vorrà fare per noi sarà molto gradita perché il disastro ci ha tolto tutto.
Confidiamo di ricevere una Sua risposta.
La ringraziamo molto.
Con devozione,
Tullio e Filomena Di Sandro.
Scrive Ermanno Di Sandro, l’autore dei tre libri di successo dedicati alla tragedia dell’Andrea Doria ed alla memoria di sua sorella Norma, la bimba mai conosciuta:
“Erano palpabili la solitudine, l’amarezza ed il senso di una vita andata alla deriva con quella nave, insieme ai legittimi desideri dei miei amati genitori di trascorrere una vita migliore, senza tuttavia disdegnare ulteriori sacrifici, ma in nome di un’unica ragione, Norma. Non so se la Signora Smart rispose alla loro missiva o se tentò di coinvolgere altre persone e “quei cantanti famosi”, ma dubito che fosse nelle sue possibilità. Non so neppure se quelle melodie, di cui conservo gelosamente gli spartiti, furono mai interpretate, e se quella solidarietà tanto ricercata da Ruth ebbe buon fine; ma resta ugualmente, di quella brava signora, un disperato quanto elevato gesto di umana solidarietà, certamente d’altri tempi.
L’amore della compositrice era forse a sua volta quello di una madre che si era immedesimata totalmente nella tristezza di un lutto così grave, così improvviso, e la sua sensibilità l’aveva spinta probabilmente a perseguire l’impossibile, a fare qualcosa di eccezionale per mia sorella.
Oggi sono io a risponderle: cara Ruth, grazie comunque per le tue intenzioni! Ai protagonisti di questa triste vicenda, che genera le più elevate e nobili emozioni umane, dedichiamo oggi i nostri pensieri, perché la memoria di Norma Di Sandro sia preservata ancora una volta, affinché la sua vita spezzata a neppure quattro anni d’età non sia stata inutile e rimanga indelebile nei nostri cuori. Affinché Ella ci veda e ci ringrazi a modo suo dall’alto del Paradiso”.
Ermanno Di Sandro,
scrittore e critico d’arte e d’architettura@